martedì 29 luglio 2008
Cronache irakene.
E' un fatto che la polveriera irakena sia esplosa dopo l'invasione statunitense. Un Paese governato dal Baath e che, con una costante opera di laicizzazione dello stato, era al riparo dal fanatismo religioso che invece oggi insaguina l'Iraq.
A diversi anni dall'esportazione della democrazia da parte delle forze cosiddette occidentali, l'Iraq ha subito mutamenti repetini e violenti: un Paese tribale che vede accentuare la frammentazione sociale, la ripresa degli attentati, la progressiva scomparsa delle centenarie comunità cristiane, la messa al bando di strutture politiche che invece potevano essere in grado di risollevare l'Iraq, la costante presenza statunitense in un'area del mondo delicata. Tareq Aziz, illuminato e importante dirigente dell'Iraq di Saddam, rischia oggi l'esecuzione capitale. Giudicato dal tribunale-farsa degli invasori, senza alcuna possibilità di difesa, in un processo pilotato e già scritto, Tareq Aziz (per anni ponte tra le comunità dell'islam "moderato" e le comunità caldee cristiane) sarà condannato a morte.
Ci opponiamo a questa deriva democratica che impone la morte senza alcuna possibilità di difesa.
Ci opponiamo a questa farsa, riaffermando il diritto ad un processo giusto ed equo, indipendente e rispettoso della sovranità nazionale oggi messa a dura prova da un governo fantoccio istituito dagli americani.
Non solo, quindi, "No alla pena di morte per Tareq Aziz". Ma: "Tareq Aziz libero subito".
A diversi anni dall'esportazione della democrazia da parte delle forze cosiddette occidentali, l'Iraq ha subito mutamenti repetini e violenti: un Paese tribale che vede accentuare la frammentazione sociale, la ripresa degli attentati, la progressiva scomparsa delle centenarie comunità cristiane, la messa al bando di strutture politiche che invece potevano essere in grado di risollevare l'Iraq, la costante presenza statunitense in un'area del mondo delicata. Tareq Aziz, illuminato e importante dirigente dell'Iraq di Saddam, rischia oggi l'esecuzione capitale. Giudicato dal tribunale-farsa degli invasori, senza alcuna possibilità di difesa, in un processo pilotato e già scritto, Tareq Aziz (per anni ponte tra le comunità dell'islam "moderato" e le comunità caldee cristiane) sarà condannato a morte.
Ci opponiamo a questa deriva democratica che impone la morte senza alcuna possibilità di difesa.
Ci opponiamo a questa farsa, riaffermando il diritto ad un processo giusto ed equo, indipendente e rispettoso della sovranità nazionale oggi messa a dura prova da un governo fantoccio istituito dagli americani.
Non solo, quindi, "No alla pena di morte per Tareq Aziz". Ma: "Tareq Aziz libero subito".
sabato 26 luglio 2008
venerdì 25 luglio 2008
martedì 22 luglio 2008
English Style
Umbro, marchio sportivo inglese, attuale sponsor tecnico ufficiale della Football Association e della FA Cup, oltre che essere sponsor storico della Nazionale di calcio inglese.
Trovi queste polo alla Santabarbara.
domenica 20 luglio 2008
Il passo delle oche di A.Giuli
Disponibile, richiedi info.
Il passo delle oche è l'andatura oscillante e senza metodo di un partito concepito molto prima del 1995: un viaggio nell'universo politico, culturale, antropologico ed estetico della destra postfascita italiana, nata nel 1995 dallo scioglimento del Movimento Sociale Italiano e dalla nascita di Alleanza Nazionale. Il passo delle oche è l'incedere dei figli di Giorgio Almirante e del cieco sradicamento da un passato orgoglioso e catacombale. Il passo delle oche è anche il frutto di un'ubriacatura politica che ha travolto le menti di una classe dirigente scaraventata nel fuoco del potere senza i mezzi per reggerne il bagliore. Alessandro Giuli racconta un passato che non passa, guardando alle tribolazioni identitarie di un mondo che non ha ancora sciolto i nodi della propria natura e della propria vera funzione: l'uso del potere, il leaderismo, l'estetica, l'antropologia del quotidiano postfascista. Nello stesso tempo ritrae anche l'universo dei militanti che, quasi a dispetto dei propositi della dirigenza politica del partito, non paiono essersi molto allontanati da un mentalità che si riconosceva sotto il segno dei Ray-Ban o degli stivaletti a punta, o aveva come letture obbligate i testi di Evola o Junger... Il ritratto di coloro che, delusi e scettici, guardano con diffidenza il nuovo corso della destra finiana: l'altra metà oscura del bipolarismo ideologico italiano. Alla vigilia del probabile ingresso nel Partito popolare europeo, Fini e i suoi portano con sé il marchio di un partito che non è piú nazionale ma non sa essere apolide, non piú ghibellino ma nemmeno guelfo, occidentale per comodità e di destra per mancanza d'altro. Sopra questa incompiutezza An ha seminato la propria transizione da un passato impresentabile a quel nulla imbellettato di modernità chiamato postfascismo.
tratto da bol.it
tratto da bol.it
venerdì 18 luglio 2008
Da oggi Santabarbara è anche fumetteria
mercoledì 16 luglio 2008
In edicola Dampyr di Giugno.
Al di là della nebbia, si odono a volte strani suoni distorti. La leggenda dice che là dietro c’è uno shtetl, un antico villaggio ebraico risparmiato dalla furia nazista grazie alla magia del grande rabbi Eleazar... Si può entrare nel villaggio di Radzin solo una volta all’anno, a patto di trovare il sentiero giusto e di evitare i suoi guardiani maledetti: i “cento cavalieri” dell’atamano cosacco Bogdan il Nero! Laggiù, pare, si sono rifugiati i due ragazzi fuggitivi con la swastika concupita sia da Harlan che dai Lupi Azzurri. A Radzin si svolgerà uno scontro sanguinoso... Peccato che nel villaggio incantato la violenza sia bandita: chi la pratica viene disintegrato e scaraventato negli abissi dello spazio!...
martedì 15 luglio 2008
Buttafuoco: L'Ultima del Diavolo.
Disponibile, richiedi info.
Sua Eminenza Reverendissima, il cardinale Taddeo Reda di Giugliano, consigliere diplomatico della Santa Sede, è uno splendido principe di Santa Romana Chiesa. Uno di quelli fatti come una volta: molto nobile, molto capriccioso, molto snob, molto napoletano. E assolutamente al suo livello di uomo di gran mondo è il diavolo che si presenta a proporgli un patto davvero bizzarro. Nick Mac Pharpharel è infatti un demone di altissimo rango, che conosce alla perfezione Dante Alighieri nonché "le vele, gli sci, l'aoristo, gli ideogrammi, il sanscrito, i sacri testi, i cataloghi dei porno shop", oltre a ogni segreto della vita notturna newyorkese. Che cosa desidera il principe delle Tenebre dal principe della Chiesa? Una cosa da nulla: che venga definitivamente rovesciato dagli altari un santo del quale, peraltro, nessuno sa più niente. Si tratta del monaco Bahira, un eremita del deserto che a Bosra, in Siria, per primo riconobbe il segno della profezia nel ragazzino giunto con una carovana di Quraysh. Era Maometto quel giovane garzone, e che il profeta dell'Islam sia stato riconosciuto da un monaco cristiano attesterebbe quanto per alcuni è un'assodata certezza e per moltissimi uno scandalo insopportabile: l'iniziazione cristiana all'Islam. Occorre quindi cancellare ogni traccia di Bahira e soprattutto bruciare i papiri studiati dal santo, il libro sacro in cui si annuncia la venuta di un profeta tra gli arabi e che, seguendo un itinerario avventuroso attraverso i secoli e passando tra le mani di sovrani e condottieri, conferma quel legame di solidarietà profonda che si vorrebbe negare. Tutto questo mentre la Chiesa ortodossa persegue l'obiettivo contrario e tramite i propri emissari - il pope Pavel e la fascinosa dona Sabela, un'agente dei Servizi segreti russi - intende procedere alla santificazione di Bahira. Un thriller teologico, un sabba irriverente, scatenato, esilarante, questo romanzo di Buttafuoco. Avanti e indietro nello spazio e nel tempo, tra i grattacieli di New York e le capanne di santi eremiti strette d'assedio dai diavoli, tra le chiacchiere di alti prelati su terrazze di sciccosissimi ristoranti romani e il tintinnio di sacchetti pieni di anime dannate che i demoni agitano tra le dita come nacchere, una scorribanda "indiavolata" tra imam e asceti, cardinali e califfi, tentatori e tentati. Ma su tutto, sulla ridda grottesca di santi, umani e diavoli, sullo scandalo di Cristo e di Maometto come due raggi della stessa luce, emerge in queste pagine la commossa certezza che i libri allargano i confini e che la conoscenza e la comprensione uniscono i popoli almeno quanto l'ignoranza li divide e li avvelena.
tratto da unilibro.it
tratto da unilibro.it
Consigli per la lettura.
Disponibile, richiedi info.
Di Biagio Cacciola. Il 1977 segna una profonda novità dello scenario politico italiano. La maschera del PCI, partito di
lotta e contemporaneamente di Governo cade in modo clamoroso con la cacciata di Luciano Lama
dall’università di Roma il 17 Febbraio. Infatti proprio quel giorno segna l’impossibilità per i comunisti di cavalcare contemporaneamente la tigre della maggioranza e quella dell’opposizione a fronte delle richieste del movimento giovanile di una scuola e di una università diverse. Il
sociologo, già politicamente corretto allora, Franco Ferrarotti scrisse sul Corriere della Sera che quello che era accaduto all’universià di Roma era oggettivamente di matrice neofascista. Di fronte a
questa accelerazione avevamo ancora un partito come l’MSI, a cui pure il Fuan faceva riferimento, cristallizzato su posizioni di immobilismo quasi totale. La politica di Giorgio Almirante aveva subito un progressivo deterioramento con la sconfitta del 1976 e la nascita del partito scissionista
denominato Democrazia Nazionale. Il Fuan che aderiva al partito con uno statuto autonomo
diversificò la sua posizione non accettando una rendita giovanile nostalgica e parafascista a
differenza delle altre organizzazioni ,comprese quelle nel partito. Il Fuan ruppe i vecchi dettati del neofascismo giovanile, riconoscendo che la spinta del ’68 ,sostenuta in parte da forze
nazionalpopolari,anche se esaurita nella sua fase innovativa, aveva aperto squarci di novità su un
mondo come quello della politica italiana arroccato a difesa di poteri e privilegi.
Di fronte a tutto questo fu uno choc l’intervista che feci al periodico il Settimanale. In quel tempo in cui era difficile per i capi storici dell’MSI andare sui giornali l’attenzione per il sottoscritto si era manifestata già con un articolo dell’Espresso e ora l’intervista al giornale di Pietro Zullino
sconvolgeva i vecchi schemi destra-sinistra che per molto tempo avevano cristallizzato la politica
giovanile italiana e ancora di più la politica politicante... L’intervista iniziava testualmente con
l’affermazione,da parte del giornalista Paolo Nasso, che “i giovani del Fuan l‘organizzazione
universitaria dell’MSI, tentano con qualche successo di recuperare credibilità e spazio politico. La
loro nuova posizione li porta di fatto affianco degli indiani metropolitani e di quelle organizzazioni
studentesche che rifiutano la leadership marxista e che perciò hanno messo fuori dal movimento le organizzazioni che ufficialmente si pongono alla sinistra del PCI: Pdup avanguardia operaia, lotta continua”.Nel corso dell’intervista affermavo testualmente che “i giovani del Fuan hanno
partecipato, e non in modo clandestino alla cacciata dall’università di Roma di Luciano Lama.
Continuavo sostenendo la necessita’ di un’analisi della società industrializzata e che l’impegno del
Fuan era cercare di capirne le contraddizioni e possibilmente di farle esplodere”. Il Settimanale
notava che la nostra analisi della crisi della società era fuori dai vecchi schemi nostalgici. “I mali
vanno ricercati nelle scelte operate negli anni ’50; con un modello di sviluppo neocapitalistico che
ha portato allo spostamento delle masse contadine e artigiane e alla loro ghettizzazione”.
Continuavo sostenendo che era scomparso il vecchio principio di autorità, l’ideologia comune.” I
giovani si sono allontanati dai loro genitori non cercando più il dialogo”. A trarre vantaggio da
questo stato di cose era stato il PCI che grazie alla rivolta universitaria del ’68 e alla conseguente
liberalizzazione degli accessi all’università era entrato ancora di più nell’area di potere fino
all’obbiettivo storico raggiunto in quel periodo: il PCI sosteneva una maggioranza di Governo.Il
sogno del blocco sociale gramsciano,studenti e operai insieme,era li’a un passo L’alternativa che
perseguivamo era totale rispetto a questo sistema liberal-capitalistico. Non eravamo però i
restauratori di un ‘ancien regime’, perché respingere questa società tecnologizzata è anacronistico.
Affermavo , che eravamo per una società a misura d’uomo, dove il lavoro è inteso come dovere
sociale, prima come responsabilità e dopo come proprietà. Continuavo affermando che “il nostro
discorso era rivolto ai disoccupati, i sottoccupati, i giovani, le donne, i disperati, i ghettizzati, i
diversi”. Proprio da questa analisi partiva l’identificazione con le ragioni esistenziali del
movimento. La protesta della stragrande maggioranza dei giovani non era una prospettiva
materialistica,ma si attaccava invece il sistema e i suoi valori. I ragazzi rifiutavano l’utopia marxista della liberazione futura. Volevano (volevamo) il presente e il personale. Respingevamo come Fuan totalmente la logica della P38. Testualmente “questo tipo di violenza non porta alla caduta del sistema ma al suo rafforzamento. I giovani lo hanno capito tanto è vero che la respingono mentre sono invece disponibili per una contestazione globale e quindi non marxista”. . Certo la posizione del Fuan era una posizione difficile con alle spalle un partito ripiegato in se stesso ,ancorato alle sue parole d’ordine ma che non leggeva i segni di un cambiamento sociale in atto. Dall’altra, frange di contestazione che avevano deciso la scelta irreversibile e senza ritorno della lotta armata.
Unaposizione eretica,quella del FUAN, che però rivendicava una propria originalità e presenza nella società italiana, che non si rifaceva a nessuno dei vecchi schemi precedenti e che potremmo definiresituazionista. La Caravella, aveva dato alla sua linea politica una connotazione esistenziale.
Ecco perché per molti versi si può parlare di un’occasione sprecata. Gli anni di piombo e lo schema ferocemente sostenuto dal catto comunismo era quello della legittimazione del pci, anche attraverso uno scontro frontale con i movimenti della neocontestazione. L’unico leader,peraltro schiacciato come vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, che comprese il movimento di rinnovamento in atto, fu il leader segretario del Psi Bettino Craxi che anche grazie a questa visione movimentista garanti comunque, nel decennio successivo, la modernizzazione dell’Italia negli anni ’80.
lotta e contemporaneamente di Governo cade in modo clamoroso con la cacciata di Luciano Lama
dall’università di Roma il 17 Febbraio. Infatti proprio quel giorno segna l’impossibilità per i comunisti di cavalcare contemporaneamente la tigre della maggioranza e quella dell’opposizione a fronte delle richieste del movimento giovanile di una scuola e di una università diverse. Il
sociologo, già politicamente corretto allora, Franco Ferrarotti scrisse sul Corriere della Sera che quello che era accaduto all’universià di Roma era oggettivamente di matrice neofascista. Di fronte a
questa accelerazione avevamo ancora un partito come l’MSI, a cui pure il Fuan faceva riferimento, cristallizzato su posizioni di immobilismo quasi totale. La politica di Giorgio Almirante aveva subito un progressivo deterioramento con la sconfitta del 1976 e la nascita del partito scissionista
denominato Democrazia Nazionale. Il Fuan che aderiva al partito con uno statuto autonomo
diversificò la sua posizione non accettando una rendita giovanile nostalgica e parafascista a
differenza delle altre organizzazioni ,comprese quelle nel partito. Il Fuan ruppe i vecchi dettati del neofascismo giovanile, riconoscendo che la spinta del ’68 ,sostenuta in parte da forze
nazionalpopolari,anche se esaurita nella sua fase innovativa, aveva aperto squarci di novità su un
mondo come quello della politica italiana arroccato a difesa di poteri e privilegi.
Di fronte a tutto questo fu uno choc l’intervista che feci al periodico il Settimanale. In quel tempo in cui era difficile per i capi storici dell’MSI andare sui giornali l’attenzione per il sottoscritto si era manifestata già con un articolo dell’Espresso e ora l’intervista al giornale di Pietro Zullino
sconvolgeva i vecchi schemi destra-sinistra che per molto tempo avevano cristallizzato la politica
giovanile italiana e ancora di più la politica politicante... L’intervista iniziava testualmente con
l’affermazione,da parte del giornalista Paolo Nasso, che “i giovani del Fuan l‘organizzazione
universitaria dell’MSI, tentano con qualche successo di recuperare credibilità e spazio politico. La
loro nuova posizione li porta di fatto affianco degli indiani metropolitani e di quelle organizzazioni
studentesche che rifiutano la leadership marxista e che perciò hanno messo fuori dal movimento le organizzazioni che ufficialmente si pongono alla sinistra del PCI: Pdup avanguardia operaia, lotta continua”.Nel corso dell’intervista affermavo testualmente che “i giovani del Fuan hanno
partecipato, e non in modo clandestino alla cacciata dall’università di Roma di Luciano Lama.
Continuavo sostenendo la necessita’ di un’analisi della società industrializzata e che l’impegno del
Fuan era cercare di capirne le contraddizioni e possibilmente di farle esplodere”. Il Settimanale
notava che la nostra analisi della crisi della società era fuori dai vecchi schemi nostalgici. “I mali
vanno ricercati nelle scelte operate negli anni ’50; con un modello di sviluppo neocapitalistico che
ha portato allo spostamento delle masse contadine e artigiane e alla loro ghettizzazione”.
Continuavo sostenendo che era scomparso il vecchio principio di autorità, l’ideologia comune.” I
giovani si sono allontanati dai loro genitori non cercando più il dialogo”. A trarre vantaggio da
questo stato di cose era stato il PCI che grazie alla rivolta universitaria del ’68 e alla conseguente
liberalizzazione degli accessi all’università era entrato ancora di più nell’area di potere fino
all’obbiettivo storico raggiunto in quel periodo: il PCI sosteneva una maggioranza di Governo.Il
sogno del blocco sociale gramsciano,studenti e operai insieme,era li’a un passo L’alternativa che
perseguivamo era totale rispetto a questo sistema liberal-capitalistico. Non eravamo però i
restauratori di un ‘ancien regime’, perché respingere questa società tecnologizzata è anacronistico.
Affermavo , che eravamo per una società a misura d’uomo, dove il lavoro è inteso come dovere
sociale, prima come responsabilità e dopo come proprietà. Continuavo affermando che “il nostro
discorso era rivolto ai disoccupati, i sottoccupati, i giovani, le donne, i disperati, i ghettizzati, i
diversi”. Proprio da questa analisi partiva l’identificazione con le ragioni esistenziali del
movimento. La protesta della stragrande maggioranza dei giovani non era una prospettiva
materialistica,ma si attaccava invece il sistema e i suoi valori. I ragazzi rifiutavano l’utopia marxista della liberazione futura. Volevano (volevamo) il presente e il personale. Respingevamo come Fuan totalmente la logica della P38. Testualmente “questo tipo di violenza non porta alla caduta del sistema ma al suo rafforzamento. I giovani lo hanno capito tanto è vero che la respingono mentre sono invece disponibili per una contestazione globale e quindi non marxista”. . Certo la posizione del Fuan era una posizione difficile con alle spalle un partito ripiegato in se stesso ,ancorato alle sue parole d’ordine ma che non leggeva i segni di un cambiamento sociale in atto. Dall’altra, frange di contestazione che avevano deciso la scelta irreversibile e senza ritorno della lotta armata.
Unaposizione eretica,quella del FUAN, che però rivendicava una propria originalità e presenza nella società italiana, che non si rifaceva a nessuno dei vecchi schemi precedenti e che potremmo definiresituazionista. La Caravella, aveva dato alla sua linea politica una connotazione esistenziale.
Ecco perché per molti versi si può parlare di un’occasione sprecata. Gli anni di piombo e lo schema ferocemente sostenuto dal catto comunismo era quello della legittimazione del pci, anche attraverso uno scontro frontale con i movimenti della neocontestazione. L’unico leader,peraltro schiacciato come vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, che comprese il movimento di rinnovamento in atto, fu il leader segretario del Psi Bettino Craxi che anche grazie a questa visione movimentista garanti comunque, nel decennio successivo, la modernizzazione dell’Italia negli anni ’80.
mercoledì 9 luglio 2008
Dopo l'inaugurazione, prossimi appuntamenti.
Sabato abbiamo inaugurato il locale. E' stata molto più di una festa. Clima sereno e progetti concreti.
E tanta tanta gente, tanta gioventù. Comunità da ogni parte della provincia di Frosinone e Roma. Ma aldilà dell'ottima riuscita della giornata (abbia contato circa 100 presenze), ci interessa fare il punto su quello che di concreto abbiamo realizzato con questo sabato non conforme. Abbiamo aperto con la conferenza di presentazione della comunità che ruota attorno alla Santabarbara - Libreria Non Conforme, sulle nostre strategie per alalrgare la comunità e ricevere consenso da parte della gente, ed infine con un significativo excursus sulla realtà di Casa Pound.
A seguire I NONNI hanno presentato la rivista AREA19, delirio fotografico in chiave futurista, un capolavoro di arte e poesia concentrato in tante pagine di qualità.
Durante la festa abbiamo avuto modo di conoscere la nostra gente che ci ha raggiunti da ogni comune della provincia.
Fondamentale la presentazione (grazie a FuturArdita) del mensile Occidentale, un rivista a tiratura nazionale alla quale parteciperemo inviando i nostri contributi dalla nostra redazione provinciale.
La cena è stata l'apoteosi, un momento centrale per dibattere dei temi più vari e per stare bene insieme.
La sensazione che abbiamo avuto è stata quella di una "forza tranquilla", consapevoli delle nostre potenzialità affrontiamo sereni e grintosi le sfide future.
Un futuro prossimo, che ci vedrà impegnati in diverse iniziative culturali e sociali.
Venerdì 11 luglio è in programma una trasferta della comunità ad Area 19 (Roma), in occasione della presentazione del libro "Fascismo di Pietra". Contestualmente avrete la possibilità di visitare l'area e i suoi misteriosi segreti, stare insieme e cenare in comunità. Vi invitiamo a partecipare, ci incontreremo direttamente ad Area19 - via monti della farnesina alle ore 19 (la presentazione del libro è alle 21 ma noi ci incontriamo prima). Chi avesse problemi di trasporto ci contatti, partiremo dalla nostra provincia insieme.
A seguire I NONNI hanno presentato la rivista AREA19, delirio fotografico in chiave futurista, un capolavoro di arte e poesia concentrato in tante pagine di qualità.
Durante la festa abbiamo avuto modo di conoscere la nostra gente che ci ha raggiunti da ogni comune della provincia.
Fondamentale la presentazione (grazie a FuturArdita) del mensile Occidentale, un rivista a tiratura nazionale alla quale parteciperemo inviando i nostri contributi dalla nostra redazione provinciale.
La cena è stata l'apoteosi, un momento centrale per dibattere dei temi più vari e per stare bene insieme.
La sensazione che abbiamo avuto è stata quella di una "forza tranquilla", consapevoli delle nostre potenzialità affrontiamo sereni e grintosi le sfide future.
Un futuro prossimo, che ci vedrà impegnati in diverse iniziative culturali e sociali.
Venerdì 11 luglio è in programma una trasferta della comunità ad Area 19 (Roma), in occasione della presentazione del libro "Fascismo di Pietra". Contestualmente avrete la possibilità di visitare l'area e i suoi misteriosi segreti, stare insieme e cenare in comunità. Vi invitiamo a partecipare, ci incontreremo direttamente ad Area19 - via monti della farnesina alle ore 19 (la presentazione del libro è alle 21 ma noi ci incontriamo prima). Chi avesse problemi di trasporto ci contatti, partiremo dalla nostra provincia insieme.
mercoledì 2 luglio 2008
Saremo presenti.
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